venerdì 27 settembre 2013

Belpulsi


Personaggi molisani della Repubblica Napoletana
Da:
Il Molise dalle origini ai nostri giorni
di Giambattista Masciotta

VOLUME QUARTO
IL CIRCONDARIO DI LARINO
Famiglie e Persone giuridiche ch'ebbero dominio nello circoscrizione attuale del Molise Città, borghi, casali distrutti, feudi e Frazioni comunali del Molise
CAVA DEI TIRRENI, Arti Grafiche Ditta E. DI MAURO,1952, pp. 305-306


S. Martino in Pensilis

Giovanni Belpulsi. - Nativo di S. Martino, e canonico nella Cattedrale di Larino, nonchè Lettore di eloquenza nel Seminario diocesale, nel 1809 pubblicò in Napoli pei tipi di Raffaele e Luigi Nobile una versione in volgare delle "Odi" di Orazio, e si ascrisse nell'esercito della Repubblica. Così, nel 1796, lo troviamo ufficiale nella campagna di Italia, e -- secondo qualche cultore di storia locale -- perfino aiutante di campo del Primo Console. Il salto ci pare un po' grosso; ma non può escludersi che il giovane ufficiale italiano venisse addetto, comunque, al seguito del Bonaparte.
Non si comprende, invece, com'egli non fosse aggregato al corpo di spedizione del generale Championnet su Napoli, e dovesse dimettersi da ufficiale dell'esercito francese per offrire i propri servigi al Governo provvisorio della Repubblica Napoletana. Il Governo gradi l'offerta, e nominò il Belpulsi comandante della Legione Sannitica, che doveva marciare sul Molise, e nella quale era ascritto il ventenne Gabriele Pepe.
La spedizione fu ideata ed ordinata troppo tardi, e non ebbe seguito. Antonio Belpulsi, con l'autorità del nome, col prestigio che gli derivava dall'essersi battuto a Marengo, col coraggio sennato che tutti gli riconoscevano, sarebbe stato una provvidenza per le nostre contrade; sennonchè la Repubblica era minata dovunque, ed egli dovè accorrere nelle Calabrie, dove urgeva opporsi alla marcia trionfale del Cardinale Ruffo.
Mariano d'Ayala ritiene che, caduta la Repubblica, il Belpulsi si fosse salvato in mezzo alle schiere francesi col Valiante, col Cuoco, ed altri non pochi molisani. Dumas, invece, seguendo il Colletta, afferma che il Belpulsi si trovasse nel castello di S. Elmo, e dal comandante francese -- l'iniquo Megéan -- venisse consegnato alla sbirraglia della reazione.
Pare, al contrario, indubitabile, che il Belpulsi fosse riuscito a fuggire in un modo o in un altro da Napoli, così da raggiungere Benevento. Da Benevento, travestito da carbonaio, si sarebbe recato in Isernia, donde poi, ai primi del gennaio del 1800 -- dopo cinque mesi di vita randagia -- potè tornare clandestinamente nel paese nativo. Il fatto però non rimase ignoto alla polizia. Un bel giorno arrivano a S. Martino dodici dragoni al comando di un capitano. Provenivano da Campobasso. Il capitano si presenta in casa Belpulsi coi propri uomini, e chiede del colonnello. Antonio Belpulsi si presenta, è tratto in arresto, e condotto via.
Da quel giorno nessuno ebbe più notizie di lui; onde chi disse che si era reso delatore per recuperare la libertà e partire per l'esilio senza informar chicchessia; chi lo suppose morte di veleno nelle carceri; chi lo immaginò ridotto a menar vita brigantesca nell'agro romano e finito sul patibolo. Nessuno era nel vero; ma il mistero che circondava le vicende di quell'animoso autorizzava tutte le supposizioni.
Antonio Belpulsi, per ignote vie, era riuscito a tornare in Francia; e nel 1802 era colà nelle file dell'esercito. La notizia non è controvertibile, poichè il duca di Gallo -- ambasciatore della Corte di Napoli a Parigi -- in un rapporto al ministro Acton del 22 ottobre 1802, avvertiva che il Belpulsi era stato arrestato in quella capitale per aver ordito il piano d'uno sbarco a Termoli, onde occupare Lucera e Foggia, e muovere verso Napoli. L'inghilterra avrebbe dovuto fornire uomini e denaro, e il Regno delle Due Sicilie sarebbe divenuto un protettorato inglese! (344).
Di questo piano era inteso e compartecipe il principe di Moliterno, esule a Parigi, il quale stava per passare a Londra, allorchè nel settembre 1802 venne arrestato pur lui, e chiuso nella torre del Tempio insieme col patriota molisano.
Nel 1803 il Moliterno usciva dal Tempio: il Belpulsi vi restava: e da questa data il più fitto mistero, il più tragico silenzio avvolge la figura di lui... uomo allora di non oltre quarantatré anni di età. Null'altro ci è noto di lui.